Premessa



Durante la realizzazione della strada litoranea Flacca nel 1957 venne alla luce un deposito di frammenti marmorei enorme per quantità e straordinario per l'inusitata mole di alcuni blocchi dalle dimensioni gigantesche.

Sperlonga Grotta-di-Tiberio

La sistematica campagna di scavi nella zona dove si trova il monumento noto come Grotta o Antro di Tiberio all'estremità orientale della spiaggia dell' "Angolo", che faceva parte del comprensorio in cui aveva sede la villa dell'Imperatore Tiberio, portò alla più importante scoperta archeologica di quegli anni.
I numerosi frammenti scultorei (oltre 5000), si rivelarono di altissimo interesse storico e artistico, trattandosi, in alcuni casi, di originali greci di età ellenistica (180 a.C. circa).
Sulla scorta del rinvenimento di una iscrizione che recava i nomi degli scultori Agesandro, Atenadoro e Polidoro, autori del "Laocoonte", si suppose (G. Jacopi) che i giganteschi reperti appartenessero all'originale della statua. Ma una ricostruzione più serena e ragionata portò, invece, ad identificare nei gruppi marmorei una serie di episodi del ritorno di Ulisse in patria. Per studiarli e ricomporli, si pensò di trasportare a Roma i reperti. Ne nacque una specie di sommossa popolare.
Gli sperlongani chiesero che le cose rinvenute fossero lasciate sul posto e organizzarono picchetti e blocchi stradali per impedire la partenza del prezioso materiale.
Nacque l'esigenza di dare alloggio e sistemazione ai reperti, e fu così che a poca distanza dal luogo del rinvenimento è stato realizzato nel 1963 il Museo Archeologico Nazionale (si trova a circa un chilometro dal paese, lungo la via Flacca) che conserva la monumentale decorazione marmorea della Grotta di Tiberio e reperti dell’arredo del complesso residenziale incluso nell’area archeologica annessa al Museo (4 gruppi scultorei monumentali di soggetto omerico, teste ritratto, statue di divinità, maschere, ecc.).